Le vie dell'acqua by AA.VV

Le vie dell'acqua by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Donzelli Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


I fuochi della Storia

Al tempo in cui fu pubblicato il Cristo di Levi, la Basilicata (e con essa l’intero Mezzogiorno) viveva in uno stato di arretratezza non soltanto a causa del conflitto mondiale appena terminato, ma per un’antica situazione di isolamento, che la condannava, da sempre, allo status di regione fuori dal tempo e dalla Storia, negata alle leggi del divenire e alla speranza di riscatto. Il dramma di questa sottocondizione veniva denunciato, in maniera emblematica, proprio dal capolavoro dello scrittore piemontese: un libro lirico-figurativo, fintamente realistico (o erroneamente inserito nella corrente del neorealismo), scritto per testimoniare la civiltà contadina come raramente le precedenti esperienze letterarie erano riuscite a fare, per rappresentarne la sua immobilità, il suo procedere senza scosse e mutamenti in un ripetersi monotono del tempo uguale nei secoli: «Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo. Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria. […] Cristo è sceso nell’inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte del tempo e sigillarle nell’eternità. Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli».

Dinanzi agli intellettuali si apriva il problema di superare (non di negare) la lezione leviana, favorendo quel processo di svecchiamento culturale che avrebbe condotto studiosi e interpreti del meridionalismo a scovare punti di osservazione fino ad allora poco sperimentati e, se necessario, a battere strade completamente inedite. Molti autori avrebbero tentato di varcare le porte di Eboli e spingersi nei territori di una letteratura delle trasformazioni, azzerando così la letteratura dell’immobilità. Alcuni autori avrebbero addirittura tentato il racconto della modernità industriale in quelle regioni a sud del Garigliano: Ottieri, per esempio, Bernari, Di Ciaula. Ma il problema non era tanto lo sguardo sulle questioni nuove, piuttosto un tipo di approccio nuovo sulle questioni vecchie. Bisognava, in altre parole, riannodare i fili di una certa tradizione che da Verga discendeva fino a Levi, passando appunto da De Roberto, Pirandello, Jovine, Silone, dopodiché tentare di riscrivere il codice delle scritture meridionali reinterpretando il canone del romanzo storico.

I fuochi del Basento di Raffaele Nigro ha avuto questo merito. Si pone in posizione speculare rispetto al Cristo di Levi e, grazie a una originalità di scrittura, che in alcuni critici ha suscitato gli echi di un realismo magico alla Gabriel García Márquez, rappresenta il risultato letterario più accreditato per raccoglierne il testimone, per entrare in dialogo con una tradizione nobile (che comprende, oltre a quelli già ricordati, anche i nomi di Alvaro, Scotellaro, Sciascia), da cui tuttavia si distingue nel tentativo di elaborare una visione autonoma. Ciò gli conferisce un ruolo particolare nel panorama della nuova letteratura meridionalistica: così come era stato il Cristo nell’immediato secondo dopoguerra, il romanzo di Nigro è l’interlocutore fondamentale per chiunque voglia raccontare il Mezzogiorno, dagli anni novanta fino ai nostri giorni.



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